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Parlare in pubblico: muovere emozioni per creare azioni

Tra le grandi paure comuni a quasi tutte le persone, parlare in pubblico figura tra le principali. Avere di fronte una platea che ci ascolta e osserva i nostri movimenti suscita in noi l’ansia di fare bella figura, e ci porta ad essere nervosi e ad avere reazioni inaspettate. Ecco quindi 3 consigli per gestire meglio l’ansia di parlare in pubblico.

Uno: esiste una struttura!

Per chi è completamente nuovo all’arte del parlare in pubblico, è importante sottolineare che esiste una struttura da seguire per aiutarci. Questa struttura si crea sullo schema di un discorso da un minuto, ed è molto efficace sia per raccontare favole, che per parlare di business o di idee.

Dividiamo i nostri 60 secondi come segue: 10, 45, 5.

I primi dieci secondi sono di introduzione: contestualizziamo, creiamo le premesse per quello che vogliamo argomentare. Nei 45 secondi successivi raccontiamo il nostro pensiero, il nostro progetto, la storia che vorremmo trasmettere. Gli ultimi 5 secondi sono conclusivi, e li usiamo per riepilogare i punti essenziali del nostro discorso.

Due: raccontare emozioni, parlare al cuore

Il secondo punto che vogliamo sottolineare è che, per parlare in pubblico, è importante lavorare sulle emozioni, sia quelle che vogliamo trasmettere, che quelle provate e che vogliamo trasferire agli altri. Una persona connessa alle proprie emozioni, i cui pensieri e le cui sensazioni arrivano direttamente all’ascoltatore, è quanto di più potente esista.

Questa connessione può essere molto più efficace del lavoro che si può svolgere sulle parole: liberare le emozioni che ci muovono, che siano riflessive, di gioia, di entusiasmo, è il modo più efficace per trasferire il nostro messaggio.

Per chi non è pratico di questo approccio, le emozioni intense e felici sono un ottimo punto di partenza, in quanto sono quelle più facili per connettervisi.

Tre: ispirare azioni

Una volta che abbiamo imparato a trasmettere le emozioni, il terzo consiglio che vi diamo per parlare in pubblico è quello di creare un commitment. L’ideale sarebbe muovere l’interlocutore al punto tale da spingerlo all’azione.  Ma come raggiungere questo risultato? Con le domande. Con le domande si può dire qualunque cosa e renderla più efficace e più coinvolgente.

 

E se vogliamo rendere questo coinvolgimento ancora più intenso, possiamo usare il pronome plurale “noi”. Mentre i pronomi singolari tendono a creare distanza, o a suonare come imposizioni o giudizi, il “noi” ci rende un gruppo unito che affronta le stesse questioni, gli stessi problemi, le stesse emozioni.

Si impara facendo (e sbagliando)

Al di là delle tecniche che possono migliorare la nostra esposizione o la struttura del nostro discorso, il modo migliore per imparare a parlare in pubblico è farlo. Bisogna sperimentare, sbagliare, riprovare e risperimentare. Non è necessario fare pratica davanti a centinaia di persone, anche poche sono più che sufficienti. Meglio se la nostra platea è di sconosciuti o persone che si conoscono poco: in questo modo potremo capire qual è il nostro approccio, identificare i nostri punti di forza e quelli su cui invece dobbiamo lavorare.

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